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Gita scolastica

Agape

Insegno, imparo, insieme si cresce

"Povero è l'allievo che non supera il suo maestro." Leonardo da Vinci

"E crearono la scuola come il "diavolo" aveva ordinato.

Il bambino ama la natura, quindi l'hanno chiuso in quattro mura.

Non può stare seduto per ore senza muoversi, quindi hanno ridotto al minimo la sua libertà di movimento.

Gli piace lavorare con le mani e hanno iniziato a presentargli informazioni e teorie.

Ama parlare sinceramente - gli hanno insegnato a tacere.

Si sforza di capire - gli hanno insegnato a memorizzare.

Vorrebbe esplorare da solo e usare la propria conoscenza (dell'anima) -

ma ha ottenuto tutto in forma preconfezionata su decine di fogli di lavoro grigi.

Attraverso tutto questo, i bambini hanno imparato ciò che non avrebbero mai imparato

in altre circostanze: hanno imparato a non mettere in dubbio nulla e ad adattarsi".                              Adolphe Ferrière (1879 -1960)

La cultura cresce 

La cultura formativa, la paideia fondamentale in una società profondamente rinnovata deve essere la bioetica la quale deve trasformarsi in progetto culturale, in processo di sensibilizzazione bioetica della cultura. L’educazione è un processo di formazione dell’essere umano, che non crea l’uomo, ma lo aiuta a crearsi, a diventare una persona buona. Per fare ciò, l’educazione deve essere biofila, cioè orientata verso l’amore per la vita (la propria, quella degli altri e del mondo). Colui che educa deve essere caratterizzato da una personalità biofila, cioè deve amare la vita. Ci chiediamo: come si può realizzare l’educazione di persone buone? La svolta educativa e formativa può avvenire tramite la biopedagogia. La qualità educativa è fondamentale per la diffusione della cultura bioetica e soprattutto per l’affermazione di una migliore qualità della vita. E’ importante sottolineare che la biopedagogia non si identifica con la didattica della bioetica in ambito accademico e scolastico. Essa ha obiettivi ben più elevati. La biopedagogia è un progetto culturale che mira ad educare i giovani e, in generale, tutti ad una migliore qualità della vita, formando al rispetto e alla promozione della propria e dell’altrui salute fisica e mentale, insegnando ad amare la vita, a realizzare un rapporto più corretto con se stessi, con gli altri, con il mondo e ad incoraggiare una cultura della qualità della vita anche nella comunità civile in generale, non solo nelle scuole e nelle università. Questa è la più importante frontiera della bioetica, nonché l’ultima, ossia far sì che l’uomo diventi virtuoso, educato, formato nei luoghi in cui vive, dove sia capace di comprendere il bene e farlo, dando qualità alla vita in quanto da questa si è fatto qualificare. In tal senso, la biopedagogia potrebbe aprire nuovi scenari alla bioetica. La rinascita della società avviene là dove l’uomo vive ed è formato ad una vita onnipresente, quindi al rispetto della vita in tutte le sue forme: nel regno minerale, vegetale, animale. Purtroppo, spesso questo non accade, dato che l’essere umano non sempre rispetta l’ambiente che lo circonda, anzi lo considera con molta incoscienza e disprezzo. Luogo privilegiato di questa rinascita può diventare la scuola (ma anche l’extrascuola) se insegna a vivere e a formare all’importanza dell’essere sull’avere. E’ necessario un cambiamento radicale di prospettiva, una riforma profonda del pensiero. Siamo di fronte ad una nuova cultura che trae dalla bioetica la sua linfa vitale. Dunque se la vita e la sua qualità costituiscono il problema centrale della nostra società, la biopedagogia rappresenta il fulcro di tutto il progetto educativo. Essa rinnova la scuola, la società e fa innalzare il livello di cultura bioetica di una comunità, indispensabile per l’approfondimento dei problemi bioetici, cercando di spiegare come si vive al meglio, come si ama la vita in tutte le sue forme, educando al rispetto della libertà e dei diritti di ogni essere umano, alla responsabilità verso se stessi e verso tutto ciò che è altro (uomini, animali, piante, ambiente, generazioni future, beni culturali). In questo senso la biopedagogia diventa ars vitae, educazione fondamentale in un ambiente scolastico (o extrascolastico, direi) nuovo, moderno e biofilo che possa essere promotore di un rapporto costruttivo e gratificante con se stessi e con gli altri, rendendo gli educandi protagonisti dell’apprendimento, tramite laboratori e un procedimento euristico che possano stimolarli al problem solving, alle domande, alle intuizioni, mediante la collaborazione e il confronto reciproci. La biopedagogia deve accrescere nell’educando il ragionamento morale, stimolandolo a costruire un’adeguata visione della realtà e delle relazioni con il mondo circostante. Non si può pensare, infatti, ad una realtà senza relazioni perché tutto ciò che è, è interdipendente e interconnesso. La prospettiva personalista responsabilizza l’uomo ponendolo di fronte alla necessità di riconoscere l’altro come persona. L’altro (anche in senso lato) mi chiede di riconoscerlo e io so che, perché l’altro possa essere, non basta che viva biologicamente, ma occorre anche, e soprattutto, una relazione di accoglienza e solidarietà nei suoi confronti. Se io nego l’altro allora nego anche me stesso, scegliendo così una non-vita. Se, invece, riconosco l’altro come mio simile, scelgo la relazione e la comunicazione e quindi la vita. Detto questo, diventa sempre più urgente e necessaria un’ontologia relazionale che stabilisca un nuovo rapporto fra il tutto e le parti, basata sul principio dell’unità nella diversità, secondo il quale “ogni singolo essere è parte del tutto, e questo tutto è pienamente rappresentato in ciascuna delle sue parti”. Come sostiene il pensatore zen Thich Nhat Hanh “Essere è in realtà inter-essere. Non potete essere solo in virtù di voi stessi, dovete inter-essere con ogni altra cosa. Questa pagina è, perché tutte le altre cose sono. Proviamo a restituire uno degli elementi che la compongono alla sua fonte; restituiamo ad esempio al sole la sua luce. Esisterebbe ancora questo foglio di carta? No, senza luce solare niente può esistere. Se riassorbissimo il taglialegna nei suoi genitori, di nuovo nessun foglio di carta. La realtà è che questo foglio di carta è fatto di <<elementi di non-carta>>. Se restituiamo tutti gli elementi di non-carta alla loro origine, non ci sarà più alcun foglio di carta. Niente <<elementi di non-carta>> (la luce del sole, il taglialegna, la mente, eccetera), niente carta. Questo foglio, così sottile, contiene tutto l’universo” (cfr. Thich Nhat Hanh, Essere pace, tr. It., Roma 1989, pp. 14-15.) Tale interdipendenza fra tutti gli esseri viventi e fra di loro e l’universo costituisce il fondamento dell’etica. Più comprendiamo questo legame, più si allarga la nostra coscienza; se non ci riusciamo allora diventiamo indifferenti a tutto ciò che ci circonda. Per questo, come ci suggerisce Comenio (grande pedagogista, educatore, teologo, filosofo), la base dell’educazione morale e quindi anche della biopedagogia consiste nell’infondere nell’animo dei giovani i semi di tutte le virtù che sono i nostri valori morali. Così le istituzioni educative formali e informali diventano laboratori di umanità. Il messaggio educativo è che bisogna sempre avere fiducia e speranza perché la vita, pur se a volte non la capiamo o non la stiamo amando, anzi la distruggiamo, è sempre qualcosa che c’è, che ci ha voluti ed esiste ancora e ritorna sempre a rifiorire dopo il gelo dell’inverno. Ma di questo fiore dobbiamo prendercene cura, con amore. La biopedagogia deve educare non solo l’io che si vede, quello esteriore, dei progetti, che realizza cose, ma anche quello interiore, che non si vede, che esiste semplicemente, che non vuole realizzare nulla, ma cerca solamente di essere.

Come ci ha insegnato Pestalozzi (pedagogista e filosofo svizzero), la biopedagogia deve percorrere tre strade: quella del sapere, ossia dell’aspetto cognitivo; quella del fare, ossia dell’aspetto psicomotorio; infine quella dell’essere, cioè l’itinerario psicoaffettivo. La biopedagogia cioè deve educare la mente, la mano e il cuore. Buona biopedagogia a tutti.  https://www.cittadellinfanzia.it/editoriale2/blog/?biopedagogia-ed-educazione-biofila--la-nuova-padeia--

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